A.N.G.C.D.L. - I MIEI PRIMI TRE ANNI

Scritto da Stefania Vettorello.

01 01Così Pietro Latella descrive l'Associazione da lui presieduta: «L'Associazione oggi copre quasi l'intero territorio italiano e costituisce un punto di riferimento rappresentativo e formativo per i giovani consulenti. Lavoriamo su consapevolezza e networking per rendere più coesa la categoria e contribuire così alla sua crescita».
Una crescita esponenziale e capillare per offrire una rappresentanza istituzionale alle istanze dei Giovani Consulenti del Lavoro di tutt'Italia e l'affermazione come Ente qualificato per l'offerta formativa rivolta alle nuove leve. È questo il bilancio dei primi tre anni di vita della neo-costituita ANGCdL, l'Associazione Nazionale Giovani Consulenti del Lavoro che oggi è presente in quasi ogni regione del Paese. Strutture attive sul fronte organizzativo che hanno, fra gli obiettivi, quello di creare un network tra i giovani colleghi e avvicinarli alla vita di categoria. Allo scadere dei primi tre anni, abbiamo intervistato il Presidente Pietro Latella per tracciare assieme a lui un bilancio del primo mandato.

D: E' terminato il primo triennio dell'ANGCdL, facciamo il punto della situazione.
R: È davvero difficile sintetizzare, in poche parole – spiega Latella – tre anni come quelli appena trascorsi. Sono stati talmente incredibili e ricchi di esperienze che, guardandomi indietro, mi sembra di averli vissuti tutti d'un fiato. Se proprio devo dare un voto, se devo fare un primo bilancio, la mia valutazione è assolutamente positiva e questo anche grazie a tutti i giovani Consulenti del Lavoro che hanno contribuito a renderla tale e che ringrazio tutti, uno ad uno. Quando tre anni fa è nata l'ANGCdL sapevamo che c'era bisogno di un punto di riferimento per i giovani colleghi all'interno della categoria, ma non ci aspettavamo un feedback così immediato e massivo, tant'è che in tre anni l'Associazione è arrivata a essere presente in quasi tutte le regioni del Paese. All'inizio eravamo un gruppo sparuto di province, ma con passione e impegno abbiamo saputo infondere agli iscritti la voglia di crescere e soprattutto un forte spirito di appartenenza alla nostra categoria. Un grazie particolare lo devo al collega Fabrizio Bontempo, Vice Presidente dell'ANGCdL, con il quale abbiamo lavorato davvero tanto per far sì che il sogno dell'associazionismo giovanile nella nostra professione diventasse realtà.

D: Quali sono gli aspetti più salienti di questa esperienza?
R: Certamente risulta positiva in termini di aggregazione. Grazie a questo progetto, infatti, tanti giovani colleghi che prima nemmeno si conoscevano oggi entrano in connessione tra loro, condividendo esperienze, problematiche, ma soprattutto si fanno portavoce delle istanze territoriali. Molto positiva anche la crescita collettiva che c'è stata e che emerge dal grado di capillarità raggiunto. Questo ci dice che, nonostante le differenti realtà territoriali, i Giovani Consulenti del Lavoro hanno compreso l'importanza di fare rete per costruire un percorso comune. Altra cosa estremamente positiva sono le prospettive, ossia le potenzialità che questo progetto ha dimostrato di portarsi dietro proponendosi ai propri associati come strumento di crescita professionale, anche con l'offerta formativa che costantemente viene realizzata su autorizzazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l'organizzazione e lo svolgimento dei corsi di aggiornamento professionale dei Consulenti del Lavoro.

D: In sostanza, quale ruolo ha acquisito l'ANGCdL?
R: Negli ultimi due lustri, la nostra categoria è cresciuta costantemente e questo trend di crescita si è riscontrato, parallelamente, anche fra le rappresentanze giovanili. Qualche numero: sono 18 mila i nuovi colleghi iscritti all'Ordine nel passato decennio, il 53% dei quali con meno di 45 anni. Stiamo parlando di 9 mila neo iscritti, ai quali l'ANGCdL si rivolge con l'obiettivo di agevolare il networking di categoria, di raccogliere le istanze di questa importante fetta di colleghi per farli alzare dalle scrivanie e guardare la professione con uno sguardo critico, attento al presente e propositivo verso il futuro. Attraverso il networking abbiamo creato una rete di professionisti che dialogano quotidianamente, parlano dei problemi del proprio territorio, e insieme ragionano sulle possibili soluzioni alle problematiche che emergono. La massiva adesione che abbiamo avuto ci dà conferma che l'associazionismo giovanile, oggi più che mai, è fondamentale per costruire assieme la categoria di domani.

D: In che senso?
R: In un momento storico, sociale ed economico particolare come questo, in cui il volume di affari medio dei colleghi più giovani stenta a crescere, l'associazionismo rappresenta quel colpo d'ala necessario per mettere a sistema, anche attraverso economie di scala, tutte le numerose competenze che la categoria ha saputo conquistare negli ultimi 10 anni. L'obiettivo è quello di insegnare ai nostri giovani colleghi ad essere meno "busta-paga-centrici" e più Consulenti, con la C maiuscola. Si usa dire che i giovani rappresentino il futuro, ma in realtà c'è anche tanto presente da vivere e il futuro che ne seguirà apparterrà a quelli che riusciranno a farsi trovare preparati come professionisti, ma soprattutto coesi come categoria.

D: In che modo le Associazioni giovani contribuiscono alla vita del territorio?
R: In questi tre anni abbiamo assistito a una fortissima crescita dell'ANGCdL non solo in termini di adesioni, ma principalmente in termini di gruppo. Il Coordinamento Nazionale ha il compito di raccogliere le istanze provenienti dal territorio e di proporre percorsi di crescita sostenibili. La crescita del collettivo è il risultato delle attività poste in essere dalle singole associate, ed è proprio in esse che trova fondamento il senso dell'associativismo di categoria.

D: Qualche esempio di attività?
R: Sono state davvero tante. Si pensi all'appuntamento ormai fisso al Salone del Libro di Torino dove da alcune edizioni è presente la AGCdL provinciale; si pensi alla mostra collettiva organizzata dall'Associazione di Bergamo dal titolo "Il lavoro, cibo per l'anima"; o ancora agli sportelli di preorientamento inaugurati per i giovani laureandi di Cosenza, Messina e Reggio Calabria; agli innumerevoli eventi formativi organizzati dalle varie Associazioni Giovani CdL in tutto il Paese. Quelli gratuiti sono stati più di 50 solo nell'ultimo anno e mezzo. Tutte queste cose servono a rafforzare i legami professionali ma anche personali. Rinsaldano la categoria al punto che oggi sempre più giovani professionisti trovano naturale chiamare il collega per un confronto, per un problema o per il semplice piacere di farlo. Questo, a mio avviso, è lo spirito giusto.

D: Come vedi il futuro per le nuove generazioni di CdL?
R: Parlare di "Futuro" oggi significa usare una parola la cui percezione non è uguale per tutti. Fare questo mestiere in questo presente stravolto dalla crisi economica non è semplice, ma noi dell'ANGCdL siamo convinti che il futuro ci darà quello che oggi siamo in grado di progettare.
I giovani colleghi, più di altri, pagano il prezzo dell'incertezza economica, rischiando di diventare vittime delle aste al ribasso per incrementare il portafoglio clienti. Se riusciamo ad accrescere la consapevolezza del valore dei nostri servizi professionali lavorando su questi meccanismi sbagliati, grazie al fatto che esiste un punto di riferimento istituzionale specifico di affiancamento, abbiamo raggiunto uno dei nostri obiettivi principali.

D: ANGCdL, quali strumenti per il futuro?
R: La categoria negli ultimi 10 anni è cresciuta parecchio grazie al lavoro portato avanti dalla nostra Presidente, Marina Calderone, e da tutto il Consiglio Nazionale dell'Ordine. Con la nascita dell'ANGCdL oggi si chiede ai giovani di stare al passo e crescere assieme a lei, anche attraverso l'acquisizione di nuove competenze che rappresentano strumenti indispensabili da riporre nella nostra "cassetta degli attrezzi", quel contenitore virtuale all'interno del quale conserviamo gelosamente tutto il know-how della categoria. Penso alle politiche attive e al ruolo dei Consulenti del Lavoro; penso all'Asse.Co. e all'importante riconoscimento che il Ministero del Lavoro ha inteso conferire alla categoria; penso a tutti gli strumenti offerti dalla Fondazione Lavoro. Penso alle innumerevoli possibilità che oggi i nostri giovani possono mettere in campo. Dobbiamo solo insegnare loro come usarli al meglio. Saperlo fare vuol dire riuscire a vincere la nostra sfida più importante: progettare insieme un futuro per questi giovani.

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