SAPER COMUNICARE LA PROFESSIONE NON È COSÌ SCONTATO

Scritto da Pietro Latella.

01 01Si è da poco conclusa la VI edizione del il Festival del Lavoro, organizzato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro nella splendida cornice offerta dalla città di Palermo.
Ospiti istituzionali di rilievo e quasi 13.000 visitatori nei tre giorni, hanno contribuito a rendere speciale l'evento. Ma a renderlo straordinario sono stati i colleghi che, a tutti i livelli, hanno contribuito, con grande spirito di servizio, alla sua realizzazione.
Se di questo Festival dobbiamo trovare un vincitore, questo sicuramente è l'intera categoria dei Consulenti del Lavoro: dai colleghi dello staff ai colleghi relatori, dai dirigenti provinciali, padroni di casa, a tutti i dirigenti nazionali, ma soprattutto tutti quei colleghi che, nella più totale naturalezza e spontaneità, hanno contribuito alla riuscita dell'evento, ad una riuscita quasi scontata, ma che di scontato aveva ben poco.
Ancora una volta i Consulenti del Lavoro hanno saputo comunicare il loro aspetto migliore, hanno saputo comunicare il ruolo attivo nei processi di cambiamento, riuscendo a far dialogare gli attori del mercato del lavoro, cercando assieme a loro possibili soluzioni delle criticità.
Questa interlocuzione privilegiata non ci è stata certamente regalata, ma, al contrario, è il risultato di un percorso lungo e complesso, che, con non pochi sacrifici, è stato portato avanti con costanza negli ultimi 10 anni.
In questo periodo la categoria è cresciuta, e anche parecchio, conquistando il ruolo di interlocutore istituzionale competente e sempre costruttivo.
Con un pizzico di invidia, guardo ai neo colleghi, perché a loro è stata affidata una professione di assoluto rilievo e spessore, guardata dalle altri professioni con pieno rispetto e, permettetemi, forse anche con quel pizzico di invidia con cui io oggi guardo ai giovanissimi colleghi, al punto che qualcuno cerca persino di emulare la nostra professione.
Chi come me ha qualche anno di anzianità, comprenderà lo stupore che si prova di fronte a questi tentativi di emulazione. In passato, ricorderete con me, eravamo noi quelli che: "... no, non siamo ragionieri e nemmeno commercialisti ... una specie"; eravamo noi quelli che per fare comprendere il nostro lavoro, eravamo costretti a sintetizzare con mortificanti spiegazioni del tipo "... siamo quelli che fanno le buste paga ai dipendenti delle aziende".
Oggi invece, con orgoglio, rivendichiamo la nostra professione e soprattutto la nostra professionalità, oggi con orgoglio siamo Consulenti del Lavoro.
Vedere la nascita di improbabili emulazioni, quali il "commercialista del lavoro", non fa che acuire il nostro senso di orgoglio, perché finalmente non siamo più noi a dover utilizzare competenze altrui per far comprendere le nostre.
Come Associazione Giovani Consulenti del Lavoro, vediamo inoltre il successo nel successo. Abbiamo rilevato infatti, una nutrita partecipazione giovanile, fatto questo che ci fa capire che i nostri giovani hanno ben compreso l'importanza di camminare uniti, maturando un forte senso di appartenenza, ma soprattutto hanno rafforzato in loro il convincimento di partecipare alla costruzione del loro futuro. Ne hanno tutto il diritto, ne hanno il dovere, poiché loro rappresentano il presente, e quello che oggi saremo in grado di progettare, rappresenterà il successo o il fallimento del loro futuro.
Chi dice che i giovani rappresentano il futuro mente sapendo di mentire!!!
Ai giovani tuttavia oggi chiediamo una maggiore consapevolezza professionale, chiediamo un maggiore orgoglio professionale, cercando di non dimenticare da dove veniamo e soprattutto cercando di focalizzare dove stiamo andando.
Vedere la nostra classe dirigente che partecipa ai principali talk show nazionali, quale interlocutore qualificato invitato a spiegare al paese come le novità normative impatteranno sul lavoro e sulla vita degli italiani, fa un enorme piacere; vedere in sovrimpressione la scritta "Consulente del Lavoro" mentre un collega viene intervistato genera una grande emozione, ancor di più ai meno giovani, ricordando quanto abbiamo dovuto lottare per affermare la qualità e la competenza di un'intera categoria.
Ma ai giovanissimi oggi dico di prestare molta attenzione.
Quando un contribuente, guardando la televisione, ascolta la professionalità e la preparazione di un Consulente del Lavoro, la prossima volta che si relazionerà con un collega, molto probabilmente si aspetterà quella stessa professionalità e preparazione che ha avuto modo di apprezzare in televisione.
Anche per questo motivo, abbiamo tutti l'obbligo morale e professionale di crescere con la categoria, alla sua stessa velocità; lo dobbiamo alla categoria tutta, lo dobbiamo a chi l'ha portato così in alto, ma soprattutto lo dobbiamo a noi stessi.
Se così non fosse, se non cresciamo tutti allo stesso modo, come la cronaca di una morte annunciata, rischiamo solo di buttare gli ultimi dieci anni di successi, ritornando ai periodi dove usavamo competenze altrui per far comprendere le nostre.
Ai giovani oggi, proprio perché sono chiamati a costruire il loro futuro, chiedo un cambio di passo, una crescita culturale che punti alla coesione ed alla crescita professionale, perché il futuro ci apparterrà nella misura in cui sapremo farci trovare uniti come categoria e preparati come professionisti.
Non sempre possiamo costruire il futuro della nostra giovinezza, ma possiamo costruire la nostra giovinezza per il futuro.

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