EDITORIALE: IL TFR E LE SUE MUTEVOLI FORME

Scritto da Saverio Nicco.

01Vorrei dedicare alcune righe a quanto previsto dalla legge di stabilità per il 2015, art. 1, commi da 26 a 34: il Tfr maturando liquidato direttamente al lavoratore mese per mese. Di per sé parrebbe essere anche un'idea sensata per rilanciare i consumi. Il bonus Renzi e la liquidazione mensile del Tfr porteranno nelle tasche dei lavoratori meno di 150 € totali mensili, sperando che gli stessi non finiscano fagocitati da banche e finanziarie varie, le quali negli anni hanno erogato ai lavoratori finanziamenti e prestiti a vario titolo.
In questo breve excursus non vorrei soffermarmi su quella che sarà la gestione operativa e gli eventuali dubbi procedurali che potrebbero sorgere. Vorrei cercare di guardare questa novità da un'altra prospettiva.
Per completezza merita ricordare come la nostra categoria si sia mobilitata sin da quando questa novità era ancora allo stato embrionale per evidenziare luci ed ombre e, soprattutto, per denunciare l'aggravio di costi a carico delle aziende, aggravio che non porterà ad un reale miglioramento nei consumi.
Tornando a noi, il fatto che mi colpisce di più è come, in base alla moda del momento, il Governo di volta in volta incaricato di traghettare il nostro Paese cambi idea su come i cittadini debbano utilizzare questi importi. Per richiamare l'opera di un grande autore italiano, Andre Camilleri, il Tfr ha "la forma dell'acqua". Per chi non avesse letto il libro - o visto il film tratto dallo stesso - l'unica forma che può prendere l'acqua è quella del suo contenitore. Nei fatti, quindi, è totalmente adattabile alle condizioni nelle quali si trova. Trasponendo questa similitudine al Tfr, in base alla moda del momento, il nostro legislatore cerca di indirizzare i lavoratori verso un diverso utilizzo dello stesso.
Il Tfr si poggia sul codice civile, nello specifico sull'articolo 2120. Ha delle proprie regole di maturazione, liquidazione e liquidazione anticipata. I vari contratti collettivi hanno, negli anni, implementato varie regole aggiuntive, specifiche di ogni settore.
Venendo al terzo millennio ed alla sempre maggiore insostenibilità del sistema pensionistico italiano, il nostro legislatore ha posto le basi per un maggiore sviluppo nell'utilizzo del Tfr con fini previdenziali (previdenza complementare). Per alcuni anni abbiamo assistito ad una forte spinta verso questa forma di utilizzo delle quote maturande al fine di scongiurare un sistema previdenziale che non potrebbe assicurare, senza ulteriori investimenti, una reale sostenibilità, portando, quindi ad una liquidazione di pensioni atte ad assicurare una esistenza dignitosa a coloro che hanno lavorato una vita intera. Con la finanziaria per il 2007 (non stiamo parlando di 30 anni fa ma di soli 8) la priorità era spingere i lavoratori dipendenti verso la costruzione di una pensione complementare, spingerli a "mangiarsi" la liquidazione con il fine ultimo di tutelare il loro reddito successivo al pensionamento. Questa rivoluzione - perché non dobbiamo dimenticarci che nel sistema lavoristico italiano di ciò si tratta - ha faticato a decollare, molti sono stati i dubbi, le perplessità e, nei fatti, pochi sono i lavoratori che hanno aderito ad un sistema che, nelle promesse, dovrebbe garantirgli un reddito dignitoso, se non equo, successivamente all' uscita dal mercato del lavoro.
Dopo soli 8 anni le priorità sono cambiate, ora il Tfr non serve più ad assicurare redditi futuri ma a sostenere quelli odierni. Purtroppo questa è la realtà, nei fatti già molti lavoratori hanno chiesto in questi anni anticipazioni sul Tfr per poter far fronte a spese che non rientrerebbero in quelle previste dal c.c. o dai vari ccnl e le aziende, fino a che hanno potuto, gli sono andate incontro. Siamo arrivati in un momento di congiuntura economica tanto disastrosa che anche quel poco che potrebbe arrivare dalla liquidazione del Tfr mensile è meglio di niente. La mia riflessione non vuole, infatti, essere indirizzata verso chi con quei soldi - e tirando la cinghia - riesce a fatica ad arrivare a fine mese. La mia riflessione è indirizzata verso chi sceglie per tutti, verso chi amministra la res publica, verso chi, con lungimiranza, dovrebbe tutelare il nostro reddito odierno come quello futuro.
Se ora, dopo aver modificato il trattamento di fine rapporto in previdenza complementare, procediamo nella direzione di snaturare definitivamente questo istituto, portando alla liquidazione mensile dell'importo maturato - con relativa tassazione ordinaria - chi penserà al nostro futuro?
Hanno convinto migliaia di lavoratori che devono investire nella loro pensione futura ed ora gli chiedono di rinunciare ad un futuro migliore. Ovviamente questa è solo un'opzione, i lavoratori saranno liberi di aderire alla stessa come no, ma noi sappiamo bene che tutto dipenderà da come le notizie verranno riprese dai media. Il legislatore sarà interessato ad un'ampia adesione dei lavoratori a questa opzione e questo perché buona parte degli importi erogati transiteranno direttamente dalle aziende all'erario.
Cosa intendo? Vediamolo con un bell'esempio. Ipotizziamo un lavoratore che percepisce una retribuzione mensile lorda di 1200 €. Mensilmente il Tfr maturato è pari ad € 82,92. Tale importo dovrà essere assoggettato a tassazione ordinaria. Ne consegue che, con un'aliquota Irpef del 27%, oltre addizionale regionale e comunale, il Tfr netto percepito dal lavoratore risulterà essere inferiore ai 60 € mensili.
Alla fine chi davvero ci guadagna? Il lavoratore che rinuncia ad una pensione (si spera) maggiore, vedendosi riconoscere in busta paga 60 € in più al mese, o l'erario che, invece di dover aspettare la cessazione del rapporto per incassare le imposte sul Tfr, ogni mese vedrà entrare nelle proprie casse 20/30 € in più per ogni lavoratore? Io la mia idea ce l'ho, non vorrei comunque influenzare la vostra opinione.
Al prossimo giro cosa proporranno? Chiederanno ai lavoratori di scegliere se desiderano ancora il versamento della contribuzione obbligatoria all'Inps?
Cosa vuol dire erogare ulteriori 60 € ai lavoratori oggi? Che tra 30 anni, quando saranno in pensione, non arriveranno a fine mese?
E questo perché, nei fatti, questo Governo non ha trovato ulteriori fondi da dedicare ai contribuenti e non ha avuto il coraggio di ridurre le imposte, ha semplicemente scelto di erogare - con tempistiche diverse - ai lavoratori importi che rientrano già nei diritti degli stessi.
Tutta questa operazione è piaciuta al Governo solamente perché fa lavorare il bilancio a saldi invariati (salvo quanto sopra sulle maggiori imposte), saranno le aziende a sostenere prima le uscite finanziarie relative al Tfr da erogare mensilmente ai lavoratori. Dreniamo quella poca liquidità che è rimasta alle aziende (e che potrebbe servire alle stesse per sopravvivere) col solo fine di racimolare qualche voto, salvo ipotecare, nei fatti, definitivamente il futuro degli italiani.

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