SUCCEDE DI BELLO CHE…

Scritto da Super User.

Questa rubrica trae origine da un presupposto scontato e forse banale: pensare che dietro i ritmi frenetici delle nostre attività lavorative ci siano, prima che professionisti, persone. 

Quindi può far piacere ricordarsi, per un solo momento, questa piccola verità, giusto cinque minuti di svago in cui cercheremo di condividere con voi quello che, appunto, succede di bello. 

Se all'inizio della nostra vita professionale avessimo le idee ben chiare così come si hanno alla fine della stessa ci risparmieremmo sicuramente un bel po' di errori.
In realtà, dovremmo avere non tanto le idee ben chiare solo sulla vita professionale, ma dovremmo cercare di capire almeno che tipo di libero professionista vogliamo essere. Quando non si sa ancora chi si vuole essere, e/o diventare, allora la scelta del modello diventa fondamentale.
Nonostante abbia avuto la fortuna di incontrare, lungo la mia strada, esempi che mi hanno spinto a cercare di fare sempre, non tanto il mio meglio, ma giusto un pizzico di più, non posso non rimanere stupita mentre leggo un articolo su Sheryl Sandberg.
Chi è? In primis una donna. Ma questo non importa. Semplicemente non è una di quelle donne sulla base delle quali si potrebbe parlare, per mero spirito pubblicitario, di "rivoluzione", ma una di quelle il cui modo di fare conquista solo a leggerlo sulla carta stampata. Non è una mera riproposizione di quello stereotipo che abbina, semplicemente, giovani donne a ruoli decisionali.
Ma andiamo per ordine.10 01
Sheryl Sandberg è la Chief Operative Officer di Facebook ma, in realtà, potrebbe essere la Chief Operative Officer di qualsiasi azienda volesse.
Inutile descriverne il curriculum, il suo attuale "impiego" già dimostra abbastanza. Ma perché continuo a leggere un articolo su una perfetta sconosciuta? Perché rimango colpita dal modo in cui viene descritto il suo approccio alla vita lavorativa: poco ego e una grande capacità di creare una connessione personale e immediata con le persone che le sono sottoposte o con le quali lavora. Insomma fare squadra anche se si è il "Capo".
Può apparire banale ma non lo è se si pensa che la maggior parte delle volte è la semplice consapevolezza dell'essere in una posizione di predominanza a far si che una qualsiasi struttura lavorativa funzioni in maniera, diciamo, verticistica.
Fare squadra è un'altra cosa: fare squadra impone il confronto, il passo indietro, la motivazione.
Fare squadra significa ammettere il proprio errore e accettare che "capiti".
Sandberg si laurea in Economia a 22 anni. Diventa, subito dopo, ricercatrice alla World Bank. Quando il suo relatore diventa il Deputy Treasury Secretary dell'amministrazione Clinton Sandberg diventa, a 30 anni, il Capo del suo staff. Subito arriva al vertice di Facebook e il non poco noto Zuckerberg ne parla come "quella che non ama fare la prima della classe e che, al contrario, si rimbocca le maniche per prima".
Lasciare a casa il proprio ego è una cosa insolita per i grandi calibri.
E la chiave per lasciare a casa il proprio ego è la condivisione delle proprie scelte.
Come quando dovendo scegliere come far si che Facebook iniziasse a guadagnare fior di dollari Sandberg fece una sorta di sondaggio personale tra i suoi impiegati: meglio puntare sulla pubblicità o arrendersi a pagare sull'abbonamento, fino ad allora gratuito? Come sappiamo vinse la prima.
Nessuno altro pratica la condivisione nella Silicon Valley quanto lei.
In genere non mi stupisce o colpisce la bravura o il talento di qualcuno ma la determinazione di chi sa chi vuole diventare e, soprattutto, come vuole diventarci: ed è per questo che leggere il motto di Sheryl Sandberg fa trasparire, forse, quello che ognuno di noi, all'inizio della propria carriera, dovrebbe tenere ben in mente.
Quale motto? "Lean In" ovvero "Dacci dentro", come direbbero i migliori coach sportivi.
Ce lo saremo sentiti dire decine di volte ma, di sicuro, una buona metà delle volte lo avremo lasciato perdere. E invece è fondamentale. È fondamentale affrontare la propria vita lavorativa non guardando esclusivamente alla propria posizione ma guardando al vero potenziale di crescita.
Secondo Sandberg "il modo più comune in cui la gente da via il proprio potenziale è pensando di non averne". Può non essere una verità assoluta ma sicuramente è, diciamo, una verità frequente. Più per le donne che non per gli uomini. Solo per le donne la scelta più importante per la carriera è come decidere di organizzare la propria vita privata.
E invece bisognerebbe "essere ambiziose, puntare molto in alto e mai fare sacrifici per figli che, magari, ancora non si hanno. Tirarsi indietro è un modo sicuro per non tentare di raggiungere qualsiasi obiettivo professionale."
Bé non sarà certo la lettura di un articolo a cambiare il nostro modo di vedere le cose e di affrontarle ma vale la pena, qualche volta, ricordarsi da dove siamo partiti e dove vogliamo arrivare non tanto puntando l'attenzione sui nostri obiettivi ma sul modo in cui vogliamo raggiungerli. Perché di sicuro possiamo ottenere molto.
Sarà il modo in cui l'abbiamo ottenuto e come lo abbiamo condiviso a fare la differenza.

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